L'eventuale prospettiva di avere 80 anni e un solo piede non mi rallegra affatto. Tuttavia se considero la probabilita` di morire prima o di arrivarci in condizioni di salute terribilmente peggiori da quella prospettata devo ammettere che ritrovarmi ad 80 anni in ottima salute anche se con un solo piede non lo riterrei una particolare sventura. Credo pero` che non la penserei allo stesso modo se oltre a ritrovarmi con un solo piede fossi affetto da una malattia che, per esempio, mi costringesse, per sopravvivere, ad amputarmi anche l'altro e magari di li` a poco a separarmi definitivamente da altre parti del mio corpo. Spero di non dovermi mai trovare nella situazione di quella donna ottantenne ricoverata a Sanremo che deve scegliere tra la morte a breve e l'amputazione di un piede; ma ancora di piu` spero che, in quelle condizioni, non arrivi una qualche autorita` a santenziare la mia interdizione, perche` cio` significherebbe perdere molto di piu` di un piede. Significherebbe annullare la mia personalita`, attraverso il non rispetto delle mie scelte individuali. Io vorrei parlare con quella signora; oltre ad analizzare i criteri legali di valutazione delle sue incapacita` io vorrei sentire anche l'"opinione" della mia coscienza; vorrei convincermi sotto tutti i punti di vista di non essere, quale cittadino di questo paese, complice di un tragico errore. Desidererei quanto meno una sua dichiarazione circa l'interdizione che la riguarda. O forse possono fare dichiarazioni solo coloro che sono giudicati capaci di intendere e di volere? Mi chiedo fino a quanto tempo prima della formale interdizione debbano essere considerati validi gli atti di un interdetto. Ho la forte sensazione che nessuno si sarebbe mosso per interdire quella persona se non avesse fatto quella scelta cosi` contestata da molti. Se tutte le persone capaci di intendere e di volere fossero d'accordo sul fatto che una scelta e` migliore di un'altra potrei giutificare, sul piano procedurale, l'imposizione di quella scelta. Ma se anche una sola persona capace di intendere e di volere fosse contraria a quella scelta "di maggioranza" dovremmo ammettere che qualora la signora in questione fosse stata capace di intendere e di volere avrebbe avuto a sua volta tutto il diritto di vedere rispettata la propria. Quindi se anche l'interdizione le toglie il diritto di fare quella scelta il problema di individuare quale sia la scelta piu` appropriata rimane. E non vorrei essere nei panni della persona che per effetto di quell'interdizione si trova ora a dover scegliere per la sorte di lei. Ma se lo fossi credo che, fra le altre, farei le seguenti considerazioni. 1) L'opinione della maggioranza, qualunque essa sia, non puo` costituire un'imposizione della scelta, perche` se cosi` fosse allora dovremmo accettare che quella scelta possa essere imposta anche a chi e` capace d'intendere e di volere; negandogli arbitrariamente diritti fondamentali e inalienabili. 2) Anche una persona interdetta ha dei desideri e sicuramente ne aveva pure molto prima di subire l'interdizione. La scelta deve essere in armonia con quei desideri e con il suo stile di vita altrimenti si prevaricherebbe anche la sua volonta` di quando era capace di intendere e di volere. Che lei sia interdetta o meno la coscienza mi porterebbe, quale ipotetico "tutore", a scegliere come lei avrebbe scelto. (Cosi` se non sta bene a qualcuno influente poi interdicono pure me!)